Abstract
Il clodronato (CLO) si differenzia dagli altri bifosfonati (BP) per la sua peculiare struttura chimica. Ha un uso clinico molto versatile in varie malattie, grazie alla bassa affinità per l’idrossiapatite, può essere rimosso dall’osso anche dopo brevi interruzioni terapeutiche esercitando un’azione inibitoria più profonda sull’apoptosi degli osteociti, contribuendo così a mantenere una buona struttura ossea compatta. Per quanto riguarda l’osteoporosi, il CLO esercita un’attività simile a quella dei farmaci della stessa categoria nei confronti delle fratture vertebrali e non vertebrali. L’attività antinfiammatoria del CLO è legata, almeno in gran parte, all’inibizione dell’attività dei macrofagi e, in modo simile, dei neutrofili e dei linfociti; l’azione sui cheratinociti è di notevole importanza per promuovere la guarigione delle ferite della mucosa buccale; la mancata guarigione è un indice prognostico di osteonecrosi da bifosfonati. L’effetto analgesico è dovuto alla riduzione del turnover osseo, al minore abbassamento del pH locale e alla stimolazione dei recettori sensibili, interferendo con le vescicole sinaptiche. Il segnale purinergico gioca un ruolo essenziale nel dolore neuropatico grazie alla sua attività sui neuroni primari, secondari e gliali. Infine, il CLO esercita un effetto anabolico sui condrociti aumentando la sintesi di proteoglicani e collagene.
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