Abstract
C’è una Versilia eletta, patinata, che attrae e seduce con la sua eleganza, i colori del suo mare, gli aromi della sua pineta. Il turista, appagato dai sensi, rimane in qualche modo sospeso in questa atmosfera gaudente. E ce n’è un’altra, di Versilia, profonda e segreta, che accoglie la gente del luogo nel suo intimo, quasi a proteggerla e a voler coprire l’immagine, più grezza, della sua plebea quotidianità. Gian Carlo Traina – che fin da ragazzo ha sentito sulla pelle la brezza di quel mare e assaporato il balsamo di quella pineta – si lascia volentieri ispirare dalla seconda; e assunto il ruolo di narratore esterno, distaccato, racconta “fatti e fatterelli” di vita ordinaria, che spaziano dal semplice pettegolezzo di strada ad avvenimenti di vera e propria cronaca nera. L’ortopedico, in questo caso, veste i panni dello scrittore più per capriccio che per passione innata. Varcata la soglia della pensione, si ritrova la mente del tutto sgombra da impegni professionali, e allora c’è spazio per il proposito di trasferire in testi ciò che è rimasto custodito in ricordi e fantasia. Non più temi scientifici da sviscerare, ma molto più prosaicamente – e liberamente – vicende comuni da favoleggiare. Tutto ambientato in quell’incantevole tratto di riviera toscana, dove a Traina basta entrare in un baretto, soffermarsi dal giornalaio, sedere su una panchina, per trarre spunti. La prima raccolta (volume in formato pocket, 150 pagine) vede la luce nel 2012; il titolo, “Brezze Marine”, svela il ricorrente sfondo geografico, che sembra far sentire il suo soffio. L’autore ci prende gusto (“…ma solo per un piacere personale, i libri li regalo, non saprei neanche come venderli”), e l’anno successivo replica con “Pinete”, altro titolo da tipica ambientazione versiliana. La saga si chiude nel 2015 con “Sarebbe tre”; titolo stravagante stavolta, ma il formato è sempre quello, il numero delle pagine pure. Sulle copertine, e a ogni inizio di capitolo, schizzi e ritratti disegnati in punta di matita dallo stesso autore: uno sfizio artistico anche questo. Le trame sono inventate, ma verosimili. Al pari dei personaggi: umili, a volte grotteschi, che brillano per ingenuità o per furbizia. Vittime da un lato, insospettabili carnefici dall’altro; c’è chi ruba, chi spaccia, chi è anche in grado di uccidere per interesse. E qui l’autore tesse abilmente intrecci da romanzo giallo, affidando la soluzione finale all’intuito di un ispettore dall’aria disincantata. La bella Versilia decora la scena (onde, spiaggia, alberi, profumi); ma il contenuto è quello di un sottobosco – verrebbe da dire di una “sottopineta” – dove regna il mistero. A 83 anni Gian Carlo Traina tiene ancora ben saldi i legami con la sua terra di ispirazione (e chissà che non la omaggi ancora di altri scritti). Nella quarta di copertina di “Brezze Marine”, si definisce “Etrusco del 1939 in Gallia”, perché in quell’anno è nato a Pisa (città dove ha conseguito la laurea e dove ha intrapreso la carriera professionale, nel reparto universitario del prof. Paltrinieri), per poi trasferirsi nella Gallia padana: a Bologna prima, entrando al Rizzoli al seguito del suo maestro, poi a Ferrara, dove dal 1980 al 2005 è stato lui ad occupare il posto di direttore di Clinica. Uscita di scena “con tutti in pari” (dice lui) e con la soddisfazione di avere trasmesso la vocazione ortopedica al figlio Francesco, oggi stimato primario proprio in quel Rizzoli di paterna tradizione. Chi è interessato a ricevere i “racconti versiliesi
Downloads
License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Copyright
Copyright (c) 2023 Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia
How to Cite
- Abstract viewed - 94 times
- PDF downloaded - 27 times