This website uses only technical or equivalent cookies.
For more information click here.

Dallo scalpello alla penna

Fascicolo 2 - Giugno 2023

La filosofia di Giacomo Pisani: dal “pianeta piede” ai racconti!

Authors

Publication Date: 2023-06-29

Articolo

Il piacere che gli procurava lo scrivere era pari a quello che avvertiva nell’esplorare il “pianeta piede”. Uguale trasporto, uguale ricercatezza, uguale desiderio di manifestare le proprie idee e di trasmetterle agli altri. Per cui, riguardando la produzione letteraria del prof. Giacomo Pisani – a tre anni dalla sua scomparsa –, i libri di narrativa si trovano ancora in bella vista sugli scaffali del suo archivio, alternati alle pubblicazioni scientifiche. Stanno bene insieme. Gli uni e le altre sono testimoni di un vissuto, espressione di un’unica anima.

Si è sempre parlato di una “filosofia pisaniana” come di una innovativa interpretazione di quell’organo complesso che è il piede, pienamente riscattato nella sua dignità motoria e sensoriale, esaltato nel suo ruolo ontogenetico e biomeccanico. In realtà, la sua vera filosofia (nel senso etimologico di amore per la sapienza) era quella che manifestava al di fuori dell’ambito strettamente specialistico, affrontando nei suoi racconti questioni che riguardavano la ragione, il senso della vita, i valori umani.

Non aveva ancora occupato stabilmente il suo storico posto di primario del reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Alba – e non aveva ancora inaugurato, nel vicino castello di Santa Vittoria, la saga dei suoi celebri corsi sulla chirurgia del piede – quando nel 1967 pubblicò il suo primo romanzo, dal titolo “La festa di San Gervasio”. Era la festa del suo paese, «l’occasione per chiamare a raccolta tutti i personaggi di cui avevo sentito, nelle lunghe serate d’estate, ascoltando i vecchi seduti in piazza sul gradone della base del campanile». Atmosfera fiabesca, un ritorno con la mente al periodo dell’infanzia vissuta nella provincia di Imperia, dove era nato (Diano Marina, 1926).

Si era accesa una nuova luce (lui molto più modestamente la definirà «un lucignolo») in questa sua attitudine a comporre, dopo avere già appesantito il suo curriculum di elaborati inerenti la materia ortopedica. Per cui ci prese gusto, e subito dopo pubblicò su “Minerva Medica” di Torino – casa editrice per lui confidenziale – l’opera poetica “Dialoghi in prospettiva”: un colloquio virtuale con sé stesso, domande e risposte su ideali e speranze, intramezzate qua e là da richiami a Johannes Brahms, la cui musica ispiratrice sembra affiorare come colonna sonora. L’originalità e lo stile della prosa gli valsero in questo caso un premio al concorso “Arte Medica” per medici scrittori, organizzato dalle Terme di Acqui.

Una parentesi letteraria che non si sarebbe più chiusa, nonostante l’impegno lavorativo dovesse rincorrere – in termini di tempo e di applicazione mentale – la sua crescente statura di ortopedico, e in particolare di specialista del piede, pienamente riconosciuta anche al di fuori dei confini nazionali. Tra un corso e l’altro di propedeutica alla chirurgia del piede (se ne conteranno alla fine quasi settanta), tra una monografia e un trattato su argomenti vari (una decina), tra i numerosi articoli scientifici (più di 300), il prof. Pisani riusciva a trovare ancora spazio e serenità per dedicarsi alla narrativa. Altri testi che si potrebbero idealmente tirare giù da quegli scaffali sono “Credere”, “Quasi un racconto”, “Mondo di notte illustrato”, “Il cavallo triste”, “Pennellate”, “Il salotto di Pinuttin”.

In quest’ultimo, finito di stampare nell’aprile del 2018, si può apprezzare la maturità e la freschezza dei suoi novanta e passa anni, quella capacità ancora limpida di riflettere su fatti e persone della vita vissuta, e di trarne insegnamento. Sul solito sfondo autobiografico, “Il salotto di Pinuttin” è uno spaccato di vita campestre negli anni del secondo dopoguerra, una piccola comunità che si dibatte tra povertà e amor proprio, tra sopportazione e incertezza nel futuro.

Il racconto, suddiviso in tanti piccoli episodi, ruota attorno al personaggio («realmente esistito») Pinuttin, il cantoniere di un tratto di carrozzabile che «corre tra il paese del vecchio mulino e le tre borgate dell’alta valle: borgata soprana, borgata di mezzo, borgata sottana». Passano tutti di là, il postino, il sagrestano, l’aspirante politico, l’ex prostituta, il medico condotto o il suo giovane sostituto, il vecchio campanaro col suo vecchio asino. E con Pinuttin – omino estroverso, bonariamente malizioso – fanno tutti a turno «salotto» su una panchina di lavagna, per scambiare due chiacchiere, e magari cogliere lo spunto per dispensare perle di saggezza popolare.

L’autore Giacomo Pisani sparge nei dialoghi e nei paesaggi le reminiscenze giovanili. I pendii tappezzati da uliveti e vigneti, e la marina che talora si intravede in lontananza, offrono la scena del Ponente ligure, sua terra di origine. Nel giovane medico del romanzo si rivede lui stesso, quando – da neolaureato – aveva sostituito per due settimane il titolare nella condotta di Molini di Prelà, nell’entroterra di Porto Maurizio; esperienza interessante, ma per lui talmente rischiosa da trarre la convinzione che non sarebbe mai più stato capace di affrontare quel tipo di impiego (per buona sorte dell’ortopedia italiana, verrebbe da aggiungere).

Lo stile di scrittura è raffinato, ma chiaro, senza ornamenti superflui, un po’ come lo era la sua oratoria davanti a una platea di colleghi. Affascina la descrizione dei vari personaggi, presentati sotto ogni loro aspetto fisico e psicologico; sfilano davanti al lettore come figure familiari, confidenziali. Di ognuno di loro si comprende, e in qualche modo si giustifica, il modo di essere e di pensare, la propria “filosofia”. Il narratore, distaccato e onnisciente, trasferirà infine su di loro un malcelato senso di malinconia, per quel mondo schietto e genuino che con gli anni ha visto scomparire.

Del resto, Pisani ha sempre sentito il bisogno di tradurre a penna esperienze e sensazioni. Quasi una necessità spirituale, la sua. Al punto di pubblicare nel 2012 un volume di ben 550 pagine, dal titolo quanto mai esplicito, “Una storia del tutto personale, 1951-2011. Personaggi, eventi, luoghi del pianeta piede”. Lunga rassegna della sua vita professionale, dalla lontana occupazione nell’Ospedale Infantile Regina Margherita, allievo del maestro Ugo Camera (da cui, tra le altre cose, ereditò il vezzo del papillon), alla più recente, instancabile attività nella Casa di Cura Fornaca di Sessant, quando l’età pensionabile avrebbe potuto, piuttosto, indurlo alla meritata quiescenza. Inizio e fine nella città di Torino; in mezzo, gli ospedali di Venaria, di Racconigi e, soprattutto, i venti anni trascorsi in provincia di Cuneo, ad Alba. Pagine dense di ricordi, testimonianze scritte, aneddoti, con le immancabili riflessioni su sé stesso e sull’esistenza in generale. Si può dire che entrambi gli aspetti della sua cultura, umanistico e scientifico, sono finiti qui per confluire e integrarsi tra loro.

I libri di Giacomo Pisani sono ancora rintracciabili sulle librerie on line.

Downloads

Authors

a cura di Nunzio Spina

How to Cite
Spina, a cura di N. (2023). La filosofia di Giacomo Pisani: dal “pianeta piede” ai racconti!. Giornale Italiano Di Ortopedia E Traumatologia, 49(2). https://doi.org/10.32050/0390-0134-N302
  • Abstract viewed - 242 times
  • PDF downloaded - 46 times