Abstract
Un romanzo può nascere anche così… Interno di un ambulatorio ortopedico. Mentre si appresta a sottoporsi a una infiltrazione d’anca, la fiduciosa paziente – scacciando l’apprensione del momento – svela il “miracolo” di essere stata raccolta, neonata ancora in fasce, nel porcile di una fattoria calabrese, dove era stata abbandonata nell’ottobre del 1944, in piena Seconda guerra mondiale. Suggestionato dall’avvenimento, il medico ripone per un po’ gli strumenti e si ferma ad ascoltare; quella donna ormai adulta, che dopo un lungo percorso di disagi e mortificazioni scopre la genuina felicità di diventare moglie e mamma, rappresenta per lui “uno splendido inno alla vita”. La vicenda merita di essere scritta e resa pubblica, ed è con questa promessa a sé stesso che – ripresa in mano la siringa – l’ago penetra giù sulla guida di una sonda ecografica, iniettando acido ialuronico nel cavo articolare.
Per Giuseppe Santè – chirurgo ortopedico a Napoli, già presidente dell’ASON (Associazione di Specialisti Osteoarticolari Nazionale) – mettere nero su bianco un racconto non è proprio una consuetudine. Anzi, sarebbe la prima volta. Eppure tiene fede alla promessa con la naturalezza del navigato scrittore, pestando disinvolto sulla tastiera del suo computer nel silenzio delle ore notturne. La confessione della paziente è per lui solo una fonte vera di ispirazione, sulla quale costruire una storia piena di contenuti inventati ma in gran parte provenienti da situazioni della propria vita vissuta. Gli basta solo collegare fatti e ricordi per lasciare che il romanzo prenda forma, in maniera quasi spontanea, e vada a stamparsi sulle pagine di un libro. “Oltre un mattino d’ottobre” sarà così la sua “opera prima”. E sarà subito un successo!
Ad avvincere il lettore è la delicatezza e soprattutto la sensibilità con cui vengono narrate le vicissitudini della protagonista, Francesca. Che dalla riviera ionica della Calabria, affidata alle suore di un convento dopo essere stata strappata all’istinto materno di una scrofa, si ritrova in Campania, accolta in un orfanatrofio, prima di intraprendere la sua “carriera” di domestica. Da quel momento, il centro storico di Napoli fa da sfondo alla vita della giovane, la quale si troverà a fare i conti ora con i pregiudizi e la perfidia per il suo marchio di “figlia di N.N.”, ora con la condotta sana e solidale della buona borghesia, che alla fine la avvolgerà in un manto di affetto, assecondando la sua tenace voglia di costruirsi un futuro dignitoso.
È una storia di sentimenti, e il debuttante Santè non fa alcuno sforzo per trasmetterli, perché tutto parte dalla trasparenza delle sue memorie e dalla schiettezza del suo animo. Rivede personaggi da lui conosciuti, rivede la propria famiglia e la immagina proprio come quella in cui Francesca si è sentita protetta e valorizzata. La narrazione è talmente delicata e fluida da risultare incalzante per il succedersi degli eventi, con continui cambi di scena, che faranno crescere la curiosità di sapere come andrà a finire, e soprattutto in che modo la protagonista riuscirà a ricostruire quel suo passato di infanzia e adolescenza, a lei rimasto completamente ignoto.
Vedremo se “Oltre un mattino d’ottobre” (Graus Edizioni, in vendita negli store on line) rappresenterà per il dottor Santè l’esordio di un percorso letterario, oppure soltanto una divagazione dai suoi vari hobby, tra cui il collezionismo di arte figurativa e di libri antichi.
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